La storia dei mano drum

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  1. Sdedo
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    Tutto è iniziato una Domenica pomeriggio del dicembre 1994, una di quelle giornate umide e piovose in cui non sai mai cosa fare. Andavo spesso a suonare in una sala prove durante la settimana, ed avevo stretto una buona amicizia con il ragazzo che la gestiva, Aldo di Luca (oggi è molto celebre il fratello, Danilo, corridore di biciclette); ricordo che andai a trovarlo per vedere un suo vecchio lavoro di falegnameria (il papà di Aldo aveva fatto per una vita il falegname, e Aldo conosceva bene l'utilizzo delle attrezzature da taglio e lavorazione dei legni). Ci mettemmo nella sala prove, e dal soffitto foderato di faesite, tirammo fuori una specie di fusto costruito in maniera approssimativa, con doghe verticali, su cui Aldo aveva fatto vari tentativi di foratura e lavorazione dei bordi, prima di lasciarlo come nido per le uova delle sue galline. A me l'idea piacque così tanto, che insistetti fino a convincerlo a costruire un nuovo esemplare, scegliendo un'essenza "nostrana" come il cigliegio (da noi, in Abruzzo, si impiegava molto per la costruzione del "ddubbotte", un organetto tradizionale) e procurandomi meccaniche e accessori tramite la mia attività commerciale (facevo l'imprenditore). Avevamo a disposizione batterie e rullanti come Sonor, Pearl eYamaha, da cui ricavare in maniera perfetta angoli, inclinazioni e smussi, calcolare punti nodali e sperimentare eventuali differenze tra i fusti. Non fu una scelta precisa, ma semplicemente avevamo queste tre marche a disposizione, e ci sembravano comunque una buona selezione del mercato internazionale. Iniziammo a lavorare su un fusto in ciliegio da 6.5X14, inizialmente pensato in chiave rock, quindi con fusto spesso, e bordi netti (non rounded) a 45°. Una volta selezionato il legno, tra varie tavole essiccate dal papà di Aldo per uso commerciale (costruiva mobili e scale), cominciammo con il taglio dei listelli, molto spessi, e con il calcolo dei pezzi necessari. Riuscimmo a fare tutto il fusto con 12 listelli, di spessore di circa 3 cm, di forma trapezoidale in sezione. Poi passammo alla fase di incollaggio, disponendo tutto su una tavola di legno su cui a sua volta era incollato un foglio di giornale: sarebbe servito a staccare il tutto con un colpo secco una volta essiccato il collante. Nel paese in cui stavamo facendo il lavoro (Spoltore), vicino Pescara, esisteva una piccola caserma dei Carabinieri, che dava da vivere ad un vecchio fabbro e a suo figlio con la manutenzione e rettifica delle carabine. In quest'officina realizzammo l'idea per "scolpire" il fusto, e verificare se l'incollaggio era valido e resistente. Su un vecchio trapano a colonna, dopo attente misurazioni, installammo una fresa in senso perpendicolare, allungata di qualche centimetro a formare il raggio esatto del diametro che volevamo ottenere; con questa fresa cominciammo a far calare il trapano dentro al fusto appena costruito, lentamente, giro dopo giro a togliere spessore dal fusto, lasciando intravvedere la classica forma circolare. Per noi era un momento importante, poichè se non avessimo incollato ed essiccato alla perfezione le doghe, si sarebbero aperte sotto la pressione della fresa e del trapano. Ma tutto andò bene, e così ripetemmo il lavoro sull'esterno, modificando l'inclinazione della fresa e del braccetto che la sosteneva. Una volta finito, il nostro fusto aveva l'aria di qualcosa di speciale, ed il colore vagamente rosa del ciliegio donava un aspetto "natural" difficilmente ottenibile con verniciature o lucidature varie. Ma bisognava lavorarci ancora molto. Avevamo scelto la bordatura della Sonor. 45°+ 60, che ci avrebbe garantito attacco e sensibilità. Mentre per il passacordiera, l'incavo che generalmente si trova a contatto della risonante, optammo per il sistema Pearl, un pò più tenue rispetto a Sonor. Qundi realizzati i bordi, era ora di montare le meccaniche. Tramite Styx, di Perugia, e con la buona parola di Giulio Capiozzo, riuscimmo ad ottenere meccaniche Pearl originali senza marchio, e meccaniche giapponesi in ottone (quelle che oggi utilizza anche Tamburo su alcuni pezzi...), oltre ai cerchi tripla flangia sempre Pearl e macchinetta tendicordiera tipo Gladstone. Nel frattempo, realizzata la foratura per le viti, dovevamo scegliere la finitura. Non avevamo progettato quel rullante per la vendita, per cui scegliemmo la finitura migliore anche se la più delicata: la finitura a cera. Montammo meccaniche, cordiera, pelli e cerchi, e ci chiudemmo in sala prove a sentire il risultato. Non credevamo alle nostre orecchie. Il rullante suonava in un modo perfetto, potente, pastoso, sensibile, ricco di toni medio alti, con una presenza del legno (grazie anche allo spessore del fusto) che si avvertiva in ogni colpo. Una risposta veloce, anche per via del senso verticale delle venature che consentivano una propagazione del suono più immediata, e un timbro caldo e presente tipico dei rullanti più blasonati. (il rullante in questione è quello rappresentato nella foto in alto a destra). Eravamo felici, cominciammo a chiamare i batteristi della zona e invitarli a provare il nostro rullante; ne costruimmo anche alcuni da dare in una formula di endorsment, perchè credevamo molto in questo progetto. La serie proseguì con una selezione di tamburi in padouk, per poi tornare al ciliegio, con un modello da 14X4 con cordiera in oro che donammo a Lele Melotti nel 1996. La storia dei ManoDrum si fermò li, dopo quell'anno, perchè Aldo fu sempre più preso dai successi del fratello e coinvolto nel management del ciclismo; io cambiai lavoro, e preso da mille problemi di ordine economico, mi allontanai da un progetto che aveva bisogno di investimenti. Ma ancora oggi resta una soddisfazione enorme, e tanta passione, e qualche fortunato possessore di quei tamburi che ancora mi chiama per sapere se ne ho costruiti ancora. Ed è grazie a quei rullanti che il mio mondo e le mie conoscenze sui legni e sui suoni della batteria si è ampliato, fino a portarmi qui, a costruire un sito per batteristi, con la speranza di imparare ancora di più, e di scambiare tutto quello che ho appreso in questi anni con chiunque abbia voglia di scoprire la Batteria da un altro punto di vista.
     
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  2. Alex910
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    Adesso purtroppo non li fanno più..... :cry: ...non resta che arraggiarci....o comprare un Drum Art!
     
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1 replies since 5/4/2008, 11:23   225 views
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