Storia della batteria

parte III

« Older   Newer »
 
  Share  
.
  1. lor3n2o
        Like  
     
    .

    User deleted


    La differenza tra il suonare lo Swing tradizionale e moderno diventa chiara se si paragonano Cozy Cole e Jo Jones. Tutti e due sono musicisti grandiosi, ma si sente che Cole è imperturbabile nel mantenere un beat staccato, senza curarsi troppo di sfumature musicali suonate dagli strumenti a fiato. Mentre Jo Jones crea un beat trascinante e legato che sorregge l’accadere musicale e lo serve.
    Kenny Clarke ha tratto logica conseguenza da questo modo di pensare creando una regolarità dei quattro beats facendoli diventare un “son continu”: il ritmo di fondo fu spostato dalla pesante grancassa ai piatti, tenuti in un continuo stato di risonanza. Kenny fu il batterista di Charlie Christian, Thelonious Monk, Charlie Parker e Dizzy Gillespie.
    Successivamente Max Roach ha sviluppato in modo più completo e più maturo questo modo di suonare la batteria. Egli è il prototipo del batterista moderno, non più il tambureggiatore più o meno subordinato che deve scandire i quattro quarti, ma un batterista che ha studiato e che nella maggior parte dei casi suona anche un altro strumento, che sa leggere le note e spesso anche comporre ed arrangiare.
    La batteria quindi diventa anche uno strumento melodico, senza rinunciare per nessun motivo alla sua funzione ritmica. Hanno seguito questa evoluzione tutti gli altri strumenti della “Rhythm Section”. Il primo a seguirla è stato il trombone, che nella vecchia New Orleans forniva solo la base armonica, poi il pianoforte che nella misura in cui veniva impiegato nelle bands di New Orleans aveva solo funzione armonica e ritmica. Poi fu la volta della chitarra e del contrabbasso.
    Ai batteristi Jazz iniziarono ad affiancarsi percussionisti cubani con un arsenale di strumenti ritmici latino-americani.
    Art Blakey ha introdotto molte di queste figurazioni afro-cubane nel suo modo di suonare la batteria Jazz. Successivamente ha costituito intere orchestre di batterie: quattro batteristi jazz (tra cui Jo Jones) e cinque musicisti latino-americani, suonano tutti gli strumenti ritmici immaginabili, con il motto “Orgy in the Rhythm”, orgia di ritmi. Si arriva alla conseguenza dell’evoluzione: se la batteria è emancipata, vale a dire se la complessità ritmica offre possibilità melodiche, allora vi possono essere orchestre composte da batteristi, alla pari di orchestre composte da suonatori di ottoni e di sassofoni.
    Si formano così sempre più orchestre percussive con molte influenze dei ritmi africani.
    Blakey è il batterista jazz moderno più impetuoso e spontaneo, con i suoi rolls e le sue esplosioni. Invece Max Roach è più maturo e musicale. Jo Jones ha cercato di fondere questi due elementi. Egli suonava con veemenza esplosiva di Art Blakey, ma senza arrivare mai a quella tensione quasi ostile nei confronti dei fiati, ma seguiva il cosmopolitismo musicale di Max Roach.
    Ancora più musicale è Joe Morello, batterista di Dave Brubeck.
    Si riallacciano a Blakey e Roach anche i batteristi più recenti come Danny Richmond, Roy Haynes ed Elvin Jones ad esempio. Danny Richmond è l’unico musicista che è stato legato per un periodo di tempo piuttosto lungo a Charles Mingus, di lui sono state spesso ammirate la duttilità e la precisione con cui è riuscito ad eseguire i cambiamenti di tempo di Mingus. Roy Haynes ha dato al quartetto di Stan Getz, influenzato dalla Bossa Nova, un carattere jazzistico che senza di lui difficilmente avrebbe raggiunto.
    Contemporaneamente ci sono altri batteristi che nascono in altri generi in cui non c’è più un’evoluzione stilistica, ma sempre più perfezione e professionalità. Il primo di questi nomi è Buddy Rich, il non plus ultra della tecnica virtuosa e dello swing solido. Si ricorda soprattutto per i suoi stupefacenti assoli di batteria, infatti dà l’impressione di essere più un equilibrista da circo che esegue pericolosi salti mortali, che un musicista jazz come Max Roach, Art Blakey o Elvin Jones. È interessante notare il fatto che Buddy Rich viene da una famiglia di artisti da circo.
    Louie Bellson era anche un ottimo arrangiatore oltre che un ottimo batterista swing. Egli fu il primo ad adottare due grancasse suonando con l’agilità che hanno gli organisti quando muovono i pedali. L’orchestra di Duke Ellington acquistò un nuovissimo sound negli anni in cui Bellson fu il batterista.
    Da Dave Tough deriva una serie di batteristi che si sono succeduti nelle più famose orchestre swing.
    Intanto l’evoluzione del Jazz di New York continua, partendo da Elvin Jones, passando per Tony Williams fino a Billy Cobham.
     
    .
  2. Lars
        Like  
     
    .

    User deleted


    Questi trattai sono veramente interessanti. Grazie mille!
     
    .
  3. sonohrinath 94
        Like  
     
    .

    User deleted


    qualcosa di sensazionale .bravo ancora lore
     
    .
  4. lor3n2o
        Like  
     
    .

    User deleted


    :D :D :D
    grazie per l'incoraggiamento!!!
    Ma ancora non è finita!!!
    ;)
     
    .
  5. XxX3
        Like  
     
    .

    User deleted


    Ciao, scusate. é possibile sapere da quale testo è stata preso quel periodo scritto sopra????? grazie, ciao
     
    .
4 replies since 1/10/2008, 14:54   247 views
  Share  
.